SPAZIO_p & SOCIETA'_p

Il Tessuto
In molte nostre città cresce sempre più il grado di violenza, non si può non parlare dell’autunno del 2005  a Parigi esplose una rivolta nel dipartimento della Seine-Saint-Denise, propagandosi poi per circa 200 città francesi; a seguito di questo avvenimento, recentemente una rivolta nelle povere periferie di Parigi si dilaga con fiamme e feriti[1]. [POST] Le periferie urbane italiane non sono da meno da Scampia a Napoli e dallo Zen a Palermo, a Corviale a Roma. Si ci domanda cosa stia succedendo ai contorni delle nostre città storiche.  Italo Calvino nel suo splendido libro “Le città Invisibili” parla di una città attorniata di immondizia; va sicuramente crescendo sempre di più nei nostri panorami.
Dove le situazioni sono lontane dall’avere trovato un soluzione, la Caritas insieme alla Facoltà di Sociologia Università Cattolica di Milano, ha svolto una ricerca sui quartieri degradati di dieci città del nostro Paese.  Di questi cinque sono periferie in senso geografico: Begato a Genova, Scampia a Napoli, San Paolo a Bari, Librino a Catania e lo ZEN a Palermo; altri cinque pur non essendo lontano dal centro risultano essere corpi estranei alla città[2], a motivo del loro degrado sociale.
È nato un nuovo modo di concepire l’abitare, in seguito allo smembramento del territorio ed al massiccio arrivo di immigrati e dalla crescente divaricazione tra ricchi e poveri. Interi quartieri sono ormai ridotti a veri e propri “dormitori”. È una situazione molto preoccupante, dove gli scopi principali dell’architettura cessano di esistere per dare posto a soluzioni abitative per gli sfollati ex carcerati e tanti altri che hanno avuto e continueranno ad avere dei problemi con la società.
Dare speranza e tutto l’aiuto possibile sembra la soluzione più plausibile; la speranza che molte associazioni e comunità autogestite danno ad altri nel proprio spazio vitale, l’aiuto pratico e strutturale che non danno molti comuni occupati in altri tipi di missioni; insomma, l’unica cosa da fare non resta che partire dal basso e ricominciare da capo.
Una delle soluzioni sembra quella di avvicinare il più possibile la forze pubbliche a quelle private. Si è reso per l’appunto necessario individuare e promuovere un alternativo approccio progettuale e comunicativo la pianificazione partecipata e condivisa che prevedesse la collaborazione dei cittadini alla costruzione di politiche pubbliche, in particolare urbanistiche. Negli ultimi anni, queste pratiche "innovative" stanno diventando sempre meno sporadiche, grazie anche all’iniziativa di alcuni istituti culturali (come l’INU) e universitari (come il "Laboratorio Ombrello" dello IUAV e il "Laboratorio di progettazione ecologica degli insediamenti" dell’Università di Firenze) che hanno sollecitato un dibattito costruttivo attorno a questi temi, e incoraggiato l’attuazione di processi di partecipazione nelle politiche urbane, come confermano le numerose rassegne sulle esperienze partecipative presenti nella letteratura di settore. 







[1] PARIGI- Un bilancio parziale e provvisorio dei violenti disordini iniziati il 27 ottobre 2009 nella periferia povera di Parigi e che si sono aggravati nel corso dei giorni successivi, in base ai dati forniti quotidianamente dalle autorità francesi. VITTIME - Alcune decine di feriti leggeri tra abitanti, poliziotti e vigili del fuoco. VEICOLI INCENDIATI - Sono circa 3.500, la maggioranza dei quali nella regione parigina. PERSONE FERMATE - Oltre 800 i fermati, la maggior parte dei quali giovani. Il più piccolo ha solo 10 anni. CONDANNE - Una ventina di adulti sono stati condannati e pene detentive (massimo un anno), nella regione di Parigi.FORZE DELL' ORDINE - Sono stati dispiegati 2.300 poliziotti anti-sommossa, appoggiati da sette elicotteri nella sola Parigi . cit.speranzaerivoluzione.spaces.live.com
[2] Aggiornamenti Sociali a cura di Bartolomeo Sorge – Editoriale gennaio 2007


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