PIANA DEI COLLI (PA)



UNO STUDIO SULL'EVOLUZIONE DELLA 
PINA DEI COLLI DI PALERMO
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Una parentesi a vignetta









ADESSO PARLIAMO DI 'RESISTERE'

La prospettiva per un’auto-costruzione


Nell’ ultimo quarto del secolo scorso la diffusione incontrollata delle città ha assunto una nuova struttura nella forma della crescita delle metropoli del Terzo Mondo, alimentate da una massiccia migrazione rurale. Controllare questa crescita trasformando queste città in ambienti vivibili è una sfida alla quale la pianificazione deve ancora a rispondere in modo efficace sulla povertà e diseguaglianza sociale e sui sintomi ampiamente diffusi in slum, degrado, nelle malattie e nel crimine della città. Luoghi, dove le condizioni di vita e dove l’equità sociale e solo utopia, esistono migliaia di famiglie disagiate dove la presa di coscienza di un’ uomo lo porta a scegliere cosa è giusto fare per la collettività e cosa  per se stesso. Le associazioni di volontariato che aiutano questi luoghi tentano in tanti modi e in alcune condizioni, di guidare quella determinata società a risollevarsi, tramite un politica che parte dal basso (PPdb[3]), portandoli ad una logica più partecipativa, dove una soluzione sembra appunto essere l’auto-costruzione e l’aspirazione all’auto-governo responsabile; i futuri abitanti di quella casa che riusciranno, materializzano le proprie idee stimolando altri abitanti di un villaggio mettendo così a disposizione la propria forza tecnica o semplice che sia, a costruire un semplice edificio di interesse comune. Da questo concetto,  in alcuni paesi del mondo si da vita all'auto-costruzione ed all’auto-govervo, che in Italia, ad esempio, è passato da oggetto di interesse di pochi specialisti a fenomeno cui si rivolgono le attenzioni di molti, fino ad arrivare alla logica dell'autocostruzione associata ed assistita; risultato dato da un approfondito innovativo e da un percorso di ricerca sorto all'interno del Dipartimento di Progettazione della Facoltà di Architettura di Firenze[4].
La speranza dovrebbe essere quella di incentivare soluzioni strategiche in modo da salvare parti di territorio lasciate a se stesse. Politiche urbane capaci di organizzare veri e propri piani di intervento mirati alla giusta distribuzione  economica, alle proprie risorse umane e materiali,  in modo da poter mettere a disposizione tutte le forze a loro possibili. Piani che prendano in considerazione le logiche partecipative ma non solo in ambito sociale ma anche in ambito economico. Quest’ultimo risulta essere complicato e impensabile, quando in alcuni sistemi amministrativi non esiste alla base una vera e propria pianificazione economica, che al contrario, li porterebbero ad avviare soluzioni fattibili e realizzabili. Un buon esempio italiano ci mostra come nello scorso gennaio del 2010 la Giunta regionale pugliese ha approvato il protocollo d’intesa, da sottoscrivere con il Comune di Barletta e l’Associazione Fraternità per il Diritto alla Casa, per la realizzazione di un cantiere sperimentale[5] di autocostruzione che per questo  è stata una forma d’intervento di assoluta novità per la Puglia. In Italia e in più in generale nella cultura del sud l’importanza nel individuare caratteri specifici, è altrettanto importante per sostituire strategie economiche di alcune amministrazioni locali fondate esclusivamente sul bilancio, con fasi in cui si potrebbe anche individuare o per lo più riflettere  sullo spreco; spreco di territorio, di intelligenza di umanità e di risorse in genere, che renderebbe facile capire una particolare situazione, qualsiasi essa sia, potere elaborare una strategia collettiva lavorativa che metta in luce le potenzialità locali per cosi cominciare a porre rimedio allo spreco. (rimando al libro, Spreco: documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia,  1960, di Danilo Dolci e le sue esperienze siciliane su questo dibattito)[6]. Per questo non esiste problema che possa essere risolto con le strategie normali di contrapposizione e conflitto, ma al contrario, ogni disagio sociale profondo può essere contrastato soltanto favorendo l’incontro tra le persone e i loro stessi problemi[7]. A volte però, come nelle comunità siciliane, viene difficile  far rinascere la cura e la cultura del territorio per cui sarà indispensabile fare società locale, mediante la capacità d’autorganizzazione del territorio, e dare forza ai soggetti che vivono e producono nel territorio. Solo in alcuni casi la Arcidiocesi Di Palermo e la Caritas Diocesana sono riuscite ad agire in modo efficace, alle difficili dinamiche della Palermo nord .

L’auto-organizzazione dello Zen non viene toccata fin tanto che non dà fastidio al resto della città. La lontananza delle istituzioni si traduce in una sfiducia radicale. Il quartiere sa di essere utilizzato come bacino di voti. La polizia è vista come un’agenzia di repressione ingiusta. Il sistema informale e illegale garantisce almeno un ordine e una sopravvivenza che lo stato invece non è in grado di offrire. Nel passato non sono mancate le attenzioni dalla Chiesa, dalle istituzioni, da mobilitazioni popolari. Di quella stagione oggi rimane ben poco. La speranza di modificare la situazione viene meno, gli operatori migliori del pubblico e del privato sociale se ne vanno, rimane solo qualche sacca di resistenza e di testimonianza che lavora in modo sostanzialmente isolato, privo di collegamenti sul territorio. Quel poco che rimane in piedi si frammenta e si disperde. E lo Zen ha di nuovo la sensazione di ritrovarsi da solo a gestire i suoi problemi.[8]

Sembra anche difficile inclinare la gente e sensibilizzare il popolo ad un politica più sociale e comunitaria che porti a creare una logica auto-organizzativa; che parti dal basso e che riesca ad ambire a risultati più efficaci e realizzabili. Tutto sembra poggiare in una prospettiva molto utopistica e lontanamente realizzabile per molte amministrazioni comunali, che ancora oggi, anno 2010, non riescono ad uscire dagli stereotipi e dai vecchi sistemi politici, a dir poco complessi; imprigionati in una logica poco democratica e che poco rassomiglia alla vera politica solidale e locale. Preoccupato di una tale situazione, si ci augura in una prospettiva migliore e che tenda ad una necessaria pianificazione ad una scala senza precedenti.


[1] Ernest R. Alexander, “Introduzione alla pianificazione. Teorie, concetti e problemi attuali ” a cura di F.D. Moccia, CLEAN Editore, 1986
[2] Quartieri poveri e malsani dove i pochi successi delle politiche di intervento mirato, a seconda delle occasioni e dei periodi, sono state ricondotte a interventi denominati site and service, upgrading, enabling strategies: politiche, elaborate soprattutto dalla Banca Mondiale e da altre agenzie internazionali, che prevedevano diverse forme di intervento volte al miglioramento in situ degli slum: infrastrutturazione dei lotti in aree di nuova espansione (site and service), riqualificazione dei quartieri illegali esistenti (upgrading), sostegno all’autocostruzione e a tutte le possibili forme di mutuo sostegno attraverso sui anche chi, escluso dal mercato formale della casa, era riuscito a procurarsi un riparo. ( http://www.lessisless.it/html/materiali%20univ/sfida_slum.pdf)
[3] PPdB Politiche Pubbliche dal basso; hanno la responsabilità di prendere delle decisioni in tema di giustizia sociale e spesso anche problemi decisivi.
[4] http://www.edilportale.com/libri/architettura/autocostruzione-associata-ed-assistita-in-italia_7420.html
                Progettazione e processo edilizio di un modello di Housing Sociale.

[5] Iniziativa volta a garantire l’accesso a persone e famiglie a basso reddito, disposte anche a partecipare direttamente alla realizzazione delle proprie abitazioni con l’assistenza tecnica di professionisti.
[6] Danilo Dolci sull'argomento scrive un libro di fama ormai nazionale per la sua attualità e per la sua dettagliata indagine:  Spreco: 
documenti e inchieste su alcuni aspetti dello spreco nella Sicilia, Danilo Dolci, 1960
[7] Giancarlo Paba e altri, Partecipazione in Toscana : interpretazioni e racconti. Firenze, Firenze University Press, 2009

[8] Caritas Italiana – La città abbandonata: dove sono e come cambiano le periferie italiane – Il Mulino, Bologna 2007 (http://www.caritasitaliana.it/caritasitaliana/pdf/Pubblicazioni/Libri_2007/lacittaabbandonata/palermo.pdf)








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