Intervista a ...(parte II)

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A: penso di essere in parte il linea con il suo pensiero. Si è accorto della libreria dietro noi ?


B: si!


A: ecco! Ogni singolo libro ed ogni singolo documento alle nostre spalle raccoglie testimonianze di casi irrisolti. Casi avvolti da misteri ancora da indagare ed approfondire per scoprire la verità. Io non arriverei subito a conclusioni! Non pensa?


B: non vorrei peccare di arroganza, ma i miei pensieri rimangono fini a se stessi al momento. Non sono un magistrato e quindi pagato per indagare sulla verità, mi limito soltanto a descrivere quello che penso. Sono forse io stesso un caso irrisolto. Ogni giorno mi chiedo il perché delle cose. In questo Paese evidentemente chi la pensa come me si trova sotto un ponte o, in casi peggiori, qualche decennio fa veniva brutalmente tolto di mezzo con le buone o le cattive maniere. La mia non è fretta di arrivare a conclusioni ma semplice deduzione dopo studio e analisi delle cose. Tutto questo per dirle palesemente che non sempre i casi irrisolti sono realmente irrisolti ma solo inquinati da false piste.


A: è curioso, lei è una persona curiosa.


B: già. Mi sento di dirle la stessa cosa.


A: torniamo a noi. Quindi, dove e come passa il suo tempo e cosa ne pensa di esso?


B: passo la mia vita tra una realtà distorta e una realtà ancora più distorta. Eppure (soprav) vivo. Mi sono sempre sentito impotente di fronte a questo panorama: problemi economici, crisi politica, problemi ambientali, l’alimentarsi del razzismo ingiustificato e inappropriato che percuote culture diverse provenienti da altri Stati ma soprattutto, razzisti con i propri vicini di casa ed a tutto quello che necessiterebbe di una soluzione immediata.

Un sentimento che mi ristagna dentro e che crea una palude.

La noia, è quella che si manifesta di fronte a tutto ciò è quasi inevitabile. I politici solo chiacchiere, incapaci di risolvere, mi annoiano a morte. Poche le volte in cui sento qualcosa di veramente interessante. Non mi sento rappresentato da nessuno e non mi interessa cercare la mia identità politica tra questa gente. Sanno solo giudicarmi e non risolvere i miei problemi. Se qualcuno ha risolto qualcosa lo ha già fatto anni fa. Adesso vedo solo la politica del disfare e rifare anche male.

Dalla Democrazia Cristiana in poi è stata distrutta tutta la fatica e l’umiltà con la quale la nostra gente si rimboccava le maniche e lavorava. Gli italiani hanno superato pestilenze, guerre e tanto altro.

Il mondo imprenditoriale e produttivo italiano si è sempre distinto, nella sua storia e a livello globale, per la sua capacità creativa e per la capacità nell’adattamento alle nuove esigenze. La creatività permette di distinguere e specializzare le eccellenze1.” Andava valorizzata forse, hai tempi, una classe che dedicava il proprio sacrificio artigianale, messa in condizioni di pagare meno tasse, incentivare le idee e dare un passo in più alle nuove generazioni.

Invece, la ricerca quasi religiosa del PIL ha assecondato il rispetto del territorio e delle tematiche sociali. Non esiste più il riconoscimento del valore per quello che è e dovrebbe essere stimato, non conviene più perderci troppo tempo e denaro, i prodotti di fascia intermedia subiscono ormai la concorrenza di prodotti asiatici o da prodotti industrializzati di servizio di lusso. Esiste anche una classe snob di arricchiti che nel nostro Paese ma non solo, considerava la cultura artigiana e contadina come primitiva, ed ora, la considera come fosse un Folk Revival2.

Rimane il fatto che l’impresa del piccolo artigiano è stata destinata all’estinzione. Le città artigiane esistono ancora fino a quando il turismo di massa le invade. Una tendenza che dà ma che toglie anche d’altro canto.

Come ha potuto, un paese come l’Italia, lasciare indietro un’intera classe media, che paga regolarmente le tasse. Non lo merita, non lo richiedeva ma è successo. Inghiottiti dalle macchine stesse e da una meccanica tecnologica fallimentare3, portati ad indebitarsi per andare avanti.

Ho visto nel tempo però come la speranza pacifica della classe bohemien a basso capitale economico ma con grande capitale culturale, mi ha dato certezze per un futuro migliore4

 

A: da quello che sento c’è una guerra invisibile nel suo tempo o è solo una mia impressione ?

B: Si! C’è una guerra invisibile. La guerra è a casa nostra e vive dentro di noi. Siamo noi i rifugiati di cui parlano tutti. Scappiamo dalle ingiustizie, dai poteri forti e presuntuosi. L’idea del potere pone sempre dei confini. Il potere di chi non scende a patti e si fa spazio con la forza, se non fisica a volte con il ricatto ed il pregiudizio. Un potere che oggi si manifesta nei falsi ideali di democrazia. Quando alle urne si decide chi dovrà rappresentarci si decide chi dovrà stare al potere. Il potere di prendere decisioni importanti per tutti noi. Il potere però, va di pari passo con responsabilità. La responsabilità di prendersi la colpa se qualcosa va storto ed il responsabile coraggio di risolvere i problemi reali.

L’Italia è tra i paesi occidentali più potenti al mondo e non perché esiste una classe politica migliore dell’altra, ma perché la storia ci ha donato beni di inestimabile bellezza e la nostra biodiversità è ineguagliabile. Però l’inquinamento ambientale e la malsana gestione della cosa pubblica a favore di pochi privati, hanno distrutto buona parte della bellezza che ci caratterizza. Fino a quando a decidere sarà sempre l’ultimo arrivato pronto a criticare e modificare il lavoro ben fatto, non arriveremo mai a termine con i progetti strutturali. La competenza dovrebbe superare l’obsoleto giudizio di una politica ottusa. Serve una nuova politica. Forse!


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1 Degl’innocenti, Tarozzi 2018.

2 L’aumento dell’industrializzazione, i flussi di inurbamento ed il consumo di massa ha posto una rottura netta all’universo antropologico, per anni denigrato, dell’umile artigiano o contadino i quali venivano considerati semplicemente come la parte povera e che meno contava nella società. Oggi considerato dall’UNESCO beni di patrimonio dell’umanità. Esiste l’esigenza dell’attenzione verso speculatori che aspettano il ritorno in termini prettamente economici di questi elementi preziosi che hanno contribuito alla crescita sana della nostra civiltà. Il valore inestimabile dei beni culturali intangibili si trovano dentro la nostra coscienza del saper dar valore alle cose e non a chissà quale folle e inventato saggio di interesse.

3 Le macchine hanno bisogno di giovani formati in tal senso, ma formare personale adeguato in un paese che non si adegua è cosa difficile da fare, specialmente se ad oggi, ci ha governato una classe dirigente che usa pensieri e denari per ingrossare le proprie tasche.

4 Si rimanda al concetto di Habitus coniato da Pierre Bourdieu, La distinzione 1979.

 

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